Uscire dalla caverna. Liberazione dalle catene e lotta contro i burattinai.
- Pierluigi Casolari
- 29 feb 2024
- Tempo di lettura: 6 min
Il primo passo per la liberazione, secondo Platone è la liberazione dalle catene.
Le catene sono quello strumento che ci tiene bloccati in fondo alla grotta e che non ci permette di vedere altro che ombre. In Matrix, che è la più incredibile moderna rappresentazione del mito della caverna, le catene sono rappresentate dallo stato di illusione o sogno lucido che le macchine riescono a generare nella nostra mente, facendoci credere che quello che vediamo è il mondo reale. Ebbene, questo non è il mondo reale, dice Morpheus a Neo - a proposito Neo sta per Neoplatonismo, il movimento filosofico inspirato a Platone, che ancor più del maestro ha descritto l'ascesa verso il risveglio spirituale; e Morpheus non è altro che Morfeo, il Dio del sogno della mitologia greca e che come scopriremo aiuterà Neo a scoprire che quello che lui considera sogno è la realtà e ciò che considera realtà è sogno.
Ma riprendiamo il nostro percorso di liberazione. Ad un certo punto, probabilmente è capitato a ciascuno di noi, ci rendiamo conto che qualcosa non torna. Può essere un dettaglio, può essere un insight esistenziale. Un momento in cui ci svegliamo all'improvviso e ci rendiamo conto che quella che stiamo per fare non è la vita che volevamo. Che la nostra arte è stata svenduta sul mercato. Che il nostro lavoro è poco salutare. Oggi molti giovani si svegliano che sono già svegli, ma per noi generazione X, Millennials - forse anche Boomers - che siamo stati imbevuti sin da giovani da potenti ideologie - come la religione, il mito del successo, lo vocazione del lavoro, il migliorare la posizione, la rivoluzione internettiana, etc - il risveglio non è avvenuto e non può avvenire senza che prima ci sia e ci sia stata una fase di lungo, pacifico, tenebroso addormentamento. Ma ecco che ad un certo punto ci si sveglia, si clicca, qualcuno ci fa assaggiare la pillola rossa. Come Walter Mitty nell'omonimo film che si risveglia da un grigia esistenza, attraverso un viaggio in Groenlandia. Ci si sveglia. A volte il risveglio è violento, drammatico. Si manifesta con un senso di rigetto profondo per la vita che si è svolta fino a quel momento. Tutto ci sembra inautentico, falso, malvagio. Chi fa il manager inizia a provare disgusto per la vita in ufficio, per gli altri grigi manager che staccano alle 8 di sera, per l'ambiente asfittico dell'azienda. Chi faceva l'imprenditore prova ripugnanza per sé stesso, per essere stato guidato dalla brama del profitto e per essersi auto ingannato, pensando di avere dato lavoro ad altre persone e di avere fatto del bene. Il risveglio nel mio caso ha preso la forma di un ritorno alle mie origini filosofiche anticapitalistiche. Mi ero illuso nel corso degli anni, nei primi anni, di essere un imprenditore che faceva qualcosa di buono, che il mondo di internet - nel quale operavo - portasse più libertà, espressione e creatività. Poi ad un certo punto mi sono svegliato da questo sogno e ho visto tutto come marketing, pubblicità, venditori di ogni genere. Altro che spazi creativi.
Nel sforzo disumano di liberarci della nostra pelle non possiamo che provare disgusto, odio, avversione per tutto quello che ci ricorda i colori e l'odore della vecchia pelle. Se eravamo imprenditori iniziamo a provare disgusto per tutto ciò che è profitto, capitalismo, affermazione. Se eravamo manager iniziamo a provare disgusto per tutto ciò che è ordine, controllo, potere, comodità. Se eravamo ricchi, andiamo alla ricerca della povertà, della mortificazione. Nel nostro tentativo di cambiare pelle, il nostro nuovo sguardo, la nostra visione del mondo si ferma su quello che eravamo per criticarlo, contestarlo e in questo modo trovare la forza per liberarsene. Caricandosi, grazie a pensieri d'odio.
Platone racconta che una volta liberati, gli uomini senza catene si dirigono verso l'uscita e la prima cosa che vedono sono i burattinai, che muovono la statuine le quali grazie -alla luce che proviene da fuori - appaiono agli uomini incatenati come ombre. Per l'uomo liberato, ma ancora dentro la caverna e privo di una visione della vera sorgente della luce - a cui potrà abbeverarsi solo fuori - altro ora non c'è che i burattinai. Sono loro i colpevoli delle illusioni. Sono loro i carcerieri. Allo steso modo, Neo risvegliato dalla pillola rossa di Morpheus nel primo capitolo della trilogia combatte contro l'agente Smith considerato la mente dietro lo stato di prigionia degli uomini. Ma l'agente Smith è un altro errore del sistema, poi Neo risalendo fino alla luce, lo scoprirà.
In questo stadio, la lotta è principalmente con la propria ombra. La parte di sé stessi che ora si rifiuta, e che dunque viene proiettata nel mondo: l'inganno, il profitto, l'affermazione, l'ego, il desiderio di successo, di ricchezza, di comodità di denaro. Wilber direbbe che in questa fase trascendiamo i valori del mondo in cui eravamo, ma non li includiamo. Ma la vera crescita è trascendenza e inclusione, avanzamento e abbraccio. Serve la trascendenza che è l'energia maschile, la spinta ad andare oltre, a liberarsi dei confini, ma serve anche la capacità di accogliere, l'abbraccio, l'archetipo della grande madre, la forza primigenia dell'immanenza, l'energia femminile. Lo stesso sviluppo evolutivo umano e della società - se vogliamo - non è altro che un alternarsi di queste due spinte, la spinta verso l'alto - che porta allo stadio rossa, arancione, giallo della spirale dinamica - e la spinta ad accogliere, che genera lo stadio blu, verde, turchese. In pratica, l'energia della trascendenza porta ad un'evoluzione sostanziale che genera nuove visioni del mondo, ma queste nuove visioni trovano una reale maturità solo quando vengono compensate da una forza più accogliente e morbida.
Eppure - viene da sé, ora lo possiamo capire - non può esserci liberazione da Matrix, dalle catene, senza la forza trascendente, distruttiva di Shiva. La liberazione è slancio, forza, ambizione, spinta verticale. E' distruzione. Occorre distruggere - e distruggersi -, come capisce Neo stesso alla fine della trilogia, per ricostruire. Ma questo solo perché distruggendo si creano le condizioni affinché una nuova forza possa prendere forma, l'energia di Shakti, ovvero la capacità di accogliere e unire. Ma ora è troppo presto, compagni della caverna. Chi sta uscendo dal sogno ha bisogno dell'energia di Shiva, ha bisogno di tutta la forza di questo archetipo per potersi liberare dalle catene. Serve forza per liberarsi dalle catene dei propri genitori e diventare uomini - maschi e femmine - serve forza per cambiare lavoro, serve forza per liberarsi da una relazione tossica. Shiva è con noi ogni volta che muoviamo il primo passo fuori dalla caverna e troviamo la forza per rompere le catene. Ma è dura per chi ci è vicino in quel momento, perché Shiva non ha con sé le doti della compassione e dell'equanimità.
Non abbiamo dunque molta pietà dei carcerieri, che muovono le statuine, li riteniamo colpevoli di ogni sorta di male che ci accade. Perché in essi vediamo il primo e grande ostacolo della nostra liberazione. Non ha importanza che essi siano come noi dentro alla caverna, impegnati e bloccati anche loro in un lavoro meschino e senza nessuna gloria. Come noi siamo circondati dalle ombre, anche loro vivono grazie alle ombre. Entrambi siamo dentro alla visione del mondo caratterizzata dalle ombre, loro tengono in mano le statuine, noi guardiamo le ombre che si formano. Loro producono i beni che dobbiamo consumare e ci mostrano gli spot che li rendono desiderabili e noi lo facciamo. Loro vivono nel profitto, noi nel consumo. Ma non sono gli stessi valori? Non è la stessa illusione? Non sono anch'essi prigionieri? La nostra è la prigione di di cui parla George Orwell, fatta di sofferenza e oppressione, la loro è la prigione di Aldous Huxley, fatta di piacere, distrazioni e privilegi. Li odiamo perché noi eravamo dall'altra parte, ma ambivamo agli stessi valori che guidano il loro agire.
Il primo passo verso l'uscita dalla caverna è un momento di lotta e sofferenza. Shiva da solo è profondamente infelice e sofferente. Cerchiamo dentro di noi, la forza immanente, che abbraccia di Shakti - sua compagna di vita - per chi è fuori e dentro la caverna. Per noi stessi, affinché si possa riprendere la strada verso la liberazione. Il primo momento di liberazione è infatti sia un passo avanti che un ostacolo da superare.



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