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La filosofia antica come pratica di vita e sistema di esercizi spirituali, secondo Pierre Hadot


Il mio primo esame universitario in filosofia antica riguardava la teoria della causalità di Aristotele. Un argomento interessante, che sfamava il mio fame di comprendere la filosofia, ma non quello di attingere spunti, suggerimenti, guida per la mia vita.


Mi ricordo che, affamato di conoscenza e desidero di scoprire una saggezza più profonda, andavo al ricevimento dal professore chiedendo informazioni aggiuntive. Cercavo di capire il collegamento tra la teoria di Aristotele e la scienza (fisica e biologia moderna) e poi da qui mi proponevo di scoprire qualcosa che mi avrebbe riportato alla vita con indicazioni su come vivere. Il percorso però si interruppe rapidamente. Il professore di filosofia antica, preparato serio e diligente, non collegava la filosofia antica alla scienza moderna e questa all'etica e questa ancora alla vita.


Era evidente che si trattata a suo modo di uno scienziato o di un tecnico o comunque di qualcuno che si occupava di un argomento, lo affrontava in modo scientifico, filologico, rigoroso. Ma non collegava Aristotele alla vita. Alla sua in primis. E poi alla mia, che andavo da lui a chiedergli cose che non c'entravano nulla con l'esame.


Dopo il primo esame ne seguirono altri e la mia passione per la filosofia raggiunse un climax e poi andò calando. Cercavo nei professori, negli argomenti e nei filosofi qualcosa che avrebbe trasformato la mia vita. Trovavo qualcosa e qualcuno. C'erano compagni che la vedevano come me e che si lasciavano trasformare da questi studi profondi. Ma almeno nel mio caso questo non bastava. Non bastavano gli studi teorici per trasformarmi e non bastavano i pochi semi di filosofia pratica per farmi ricredere su quello che stavo pian piano imparando a considerare: che la filosofia non aveva un collegamento con la vita. Erano solo teorie astruse, datate, superate dalla scienza moderna, sviluppate da pensatori stravaganti e complicati, che non erano in nessun modo migliori di chiunque altro su questo pianeta. Anzi la maggior parte dei filosofi mi apparse improvvisamente come una categoria di individui tronfi, arroganti, boriosi e snob. Così dopo la laurea abbondai la filosofia, poi la ripresi, poi l'abbondai di nuovo. Poi la ritrovai e infine due anni fa scoprii Pierre Hadot e lessi alcuni suoi libri sulla filosofia antica.

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La lettura di Pierre Hadot ha modificato completamente la mia rappresentazione della filosofia. Non avevo tutti i torti ad andare dal mio Prof di filosofia antica e interrogarlo come si interroga un saggio sulle cose importanti della vita (per averne risposta e trovare una guida profonda al proprio agire). Non avevo per niente torto (sebbene non ne ero del tutto consapevole al momento). Perché, come illustra Hadot nei suoi libri, è proprio questo ciò che fu la filosofia antica: una forma di saggezza pratica e un insieme di esercizi spirituali finalizzati a trasformare la vita, alleviare le sofferenza, guidare le persone.


Purtroppo per una serie di motivazioni storiche complesse, la filosofia antica è stata mal interpretata come un insieme di dottrine teoriche sulla natura del mondo, dell'anima e della realtà, che in quanto tali non potevano che essere piene di errori, ingenuità e assurdità. I dipartimenti di filosofia antica delle Università studia queste dottrine assurde e ingenue allo stesso modo in cui gli entomologi studiano gli insetti. Senza interrogarsi sul loro profondo valore etico e morale.


Pierre Hadot però ha dimostrato in maniera eloquente che quello che ci è rimasto della filosofia antica (frammenti, citazioni, qualche manoscritto) non sono saggi che descrivono come è fatto il mondo, ma esercizi spirituali che servivano al filosofo e ai suoi discepoli per trasformare la propria vita, vivere con meno sofferenze e prepararsi .


Le meditazioni di Marco Aurelio, uno dei libri più letti di filosofia, è stato per anni letto come un diario di appunti sulla visione del mondo dell'imperatore filosofo. In realtà, mostra Hadot, Meditazioni è una forma di journaling - nel senso moderno del termine. Anzi rappresenta il primo diario di journaling della storia occidentale.


Le cosiddette meditazioni di Marco Aurelio non sono riflessioni sul mondo (il mondo è fatto così, le persone sono fatte così, etc). Ma esercizi spirituali che rimandano alla tradizioni stoica e che servirono a Marco Aurelio per praticare e incarnare la vita stoica, anche nei momenti più bui della sua esistenza le virtù stoiche.


Incredibilmente, l'errore macroscopico dei primi interpreti dei filosofi antichi non ha avuto solo la conseguenza di portare ad un'interpretazione erronea della filosofia antica, ma anche di travisare il senso stesso della filosofia, che nel corso dei secoli è diventata sempre più accademica, linguistica, filologica e - non me ne vogliano i miei compagni di studi - completamente inutile.


Oggi tuttavia stiamo assistendo ad una rinascita della filosofia pratica. E' in corso una sorta di renaissance di alcuni movimenti antichi, in particolare dello stoicismo e del neoplatonismo.


Questo revival è davvero un'ottima notizia perché ricostruendo la dimensione spirituale e pratica degli antichi filosofi, grazie ad Hadot e ad altri che poi seguito questa strada, emerge una tradizione di pratiche spirituali incredibilmente ricca, che potrebbe aiutare le persone a coltivare in modo più profondo la saggezza e a vivere meglio.





 
 
 

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