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Soul. Cercare il proprio destino o vivere la vita?

Il film animato Soul della Disney riassume magicamente i termini di una questione esistenziale, di non poco conto. Il protagonista ha dedicato la propria vita ad un sogno: la musica. Lui sente che questo è il suo destino. Suonare è il suo daemon, o il suo ikigai.

Lui già vive di musica, essendo professore di musica in un liceo. Ma questo non gli basta, e non gli basta nemmeno il fatto he qualche suo studente si appassiona alle sue lezioni - sebbene sia vero che la maggioranza sono adolescenti presi da ben altri problemi, comprensibilmente. Non gli basta, perché il suo sogno è esibirsi davanti a un pubblico realizzarsi diventando un musicista di successo o riconosciuto nel settore de jazz.

Senza spoilerare il finale e la trama, provo a riassumere i termini centrali della questione. Ovvero che nel corso del film, il professore si trova a dover fare il mentore ad un altro personaggio - un po' perso come lui. Che però a differenza del professore, non trova la sua scintilla. E senza scintilla non può iniziare il suo vero percorso di vita. O almeno così credono entrambi. Il professore ha la scintilla ma non riesce a raggiungere il suo obiettivo di diventare un musicista di successo. Mentre l'altro personaggio, non ha la scintilla, non si appassiona a nulla. Entrambi sono infelici. Poi nel corso della storia, entrambi hanno un insight. Il personaggio secondario inizia ad appassionarsi alle cose. Ma si tratta di una passione in particolare, inizia a rendersi conto di quanto è meraviglioso il gusto della pizza, ascoltare le storie delle persone, la brezza del vento, le foglie che cadono. Ne parla al professore, che però non capisce cosa ci sia di tanto meraviglioso in una pizza, nel piacere di camminare, nel sentire le solite storie degli amici. Poi ad un certo punto, finalmente, dopo tanto agognare, al professore capita l'occasione della vita. Può esibirsi in un locale jazz famoso, insieme ad una musicista che lui ammira. Durante l'esibizione entra in flusso, e suona perfettamente, duettando con l'altra musicista e cantante. Si diverte e alla fine del concerto, si sente soddisfatto. Lei gli propone di entrare nel suo gruppo in forma stabile. Lui si sente orgoglioso per il risultato e per essere stato riconosciuto. Eppure in quel momento, si rende anche conto che quella soddisfazione e quel piacere che ha provato - certamente - durante il concerto, non sono molto diversi al piacere che prova quando qualche suo allievo volenteroso si interessa alle sue lezioni. Che quel piacere e quella soddisfazioni non sono molto diverse da quelle che provava quando da piccolo con suo padre andava ai concerti. Capisce che non è solo la musica, che gli da queste soddisfazioni. Certo la musica è importante, bellissima e fantastica. Ma era andare ai concerti con suo padre che gli piaceva, era suonare con altre persone che adorava, era insegnare ai ragazzi che gli piaceva - anche se non lo capiva. Ma via via in questo crescendo di insight si rende conto che anche il sapore della pizza non è da meno, la brezza sul viso, le foglie d'autunno che cadono dagli alberi, le storie dei suoi amici, la domenica nel salone del suo parrucchiere di fiducia. E improvvisamente insight dopo insight, si sente travolto da una sensazione fortissima e un'intuizione profonda: la scintilla è tutta la vita, la vita nel suo insieme, dalle foglie, alla sua passione, dalla musica ai concerti con il papà, ai suoi concerti, agli amici. Improvvisamente si rende conto che si la musica è la sua passione, ma vivere questa passione non è necessariamente esibirsi e diventare famoso, ma anche insegnare a suonare a qualche studente zuccone, o a qualche studentessa dotata e appassionata, che cerca a sua volta di coltivare una passione.


Dunque che cosa dobbiamo fare noi, che sicuramente siamo alle prese con questo dilemma. Seguire il nostro daemon, la nostra passione, il nostro destino? Oppure imparare a vivere con gioia ogni momento del presente?


Dietro all'affascinante daimon, il nostro destino si nasconde l'idea di un senso per la nostra vita, quella passione che ci rende unici e ci permette di andare oltre alle cose materiali. Ma dietro all'agognato daemon si nasconde anche l'attaccamento e l'infelicità. La brama e il dukkha. La sensazione di non averne mai abbastanza. Di non averlo mai colto.


Dall'altra arte invece c'è il presente, liberato dall'ossessione per il nostro destino. Lì la vita fluisce, scorre come l'acqua. Non è pesante. Scorre e scorrendo assapora ogni cosa e lascia andare. Assapora e lascia andare. Le foglie, l'autunno, il sapore della pizza, le carezze del papà, il sorriso di uno studente appassionato, la compassione per uno svogliato, il tramonto, il vento che sfiora la nostra pelle. Tutto è magicamente e inaspettatamente bello. Ma è anche fugace, non c'è un vero senso. Non c'è un significato. A che pro tutto questo. Perché la pizza è così gustosa e perché mi piace gustarmi la birra con gli amici? Qual'é il senso di tutto questo? Ce n'é uno? La risposta è che no, non c'è nessun senso. La vita si vive da sola. Non c'è un senso. E questo - anche questo - ci lascia a sua volta con un senso di sottile vuoto. La vita si vive magicamente da sola, fiorisce, luccica e illumina. La vita - anzi la scintilla - è un fiore fatto di infiniti colori. Alcuni piacevoli, alcuni neutri, altri spiacevoli. Si sviluppa secondo il suo corso e poi termina.


Allora così ci troviamo sempre in ogni momento della nostra vita a chiederci se dobbiamo dare un significato a quello che succede, provare a costruire un senso, fermare il flusso alla ricerca del nostro daemon, oppure lasciare che il flusso continui, accogliere il fluire e divenire acqua che scorre, vita che si vive. E poi potremmo chiederci infine se non sia possibile provare a unire le due forme di vita. Quando troviamo una nostra passione provarla a farla fiorire e poi senza sforzi lasciarla andare senza contrazioni e tornare nel flusso. Emergere per un attimo e rientrare.


Il simbolo neoplatonico per eccellenza è la rana, che attraversa e vive in due mondi. il mondo dell'acqua, fluido, liquido, immateriale e il mondo della terra, solido, resistente, pesante. Ogni tanto acqua, ogni tanto pietra.

 
 
 

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