Trova la vocazione con Ikigai
- Pierluigi Casolari
- 25 feb 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 4 set 2024
Un buon punto di partenza per trovare la vocazione è tramite il metodo Ikigai. Ikigai è un termine giapponese, che raggruppa due significati: Iki (vivere) - Gai (ragione). Ikigai è dunque nella cultura tradizionale giapponese la “ragione di vivere”, il motivo per cui ci si alza - verosimilmente con un sorriso - da letto la mattina e grazie a cui si realizza che la propria vita abbia un senso.
Ikigai è un concetto molto importante in Giappone, soprattutto in alcune zone del Giappone come l’isola di Okinawa, dove tra l’altro si pensa che questa filosofia di vita contribuisca in maniera importante alla longevità degli abitanti dell’isola. A che cosa infatti dovrebbe servire uno scopo profondo nella propria vita, se non a vivere più a lungo e meglio, magari rallentando l’insorgere delle tante malattie collegate alla sofferenza mentale?
Ikigai viene rappresentato a livello grafico attraverso quattro sfere parzialmente concentriche. La prima sfera - in alto - rappresenta “ciò che una persona ama”. Un po’ più in basso, sulla sinistra, invece, c’è la sfera di “ciò che sappiamo fare”. Queste due sfere non sono completamente sovrapposte, ma presentano un’area di intersezione. Ci sono infatti tante cose che amiamo ma che non sappiamo fare. Ce ne sono però altre in cui ciò che amiamo è anche qualcosa che ci riesce bene. L’area di intersezione di ciò che amiamo e che ci viene bene è l’area delle passioni.
In basso c’è il quadrante di “ciò per cui veniamo pagati”. E’ l’ambito - apparentemente immenso - delle attività per cui possiamo venire pagati. La sfera di ciò per cui veniamo pagati presenta un punto di intersezione con quella di ciò che ci viene bene. Questa area di intersezione è l’ambito professionale tradizionale. Di solito infatti nel nostro lavoro veniamo pagati per fare qualcosa che ci riesce bene. Non è detto però che questo sia anche ciò che amiamo fare.
Forse le professioni un tempo erano intese così: diventiamo bravi o competenti in qualcosa che serve al mercato e a quel punto cerchiamo un lavoro dove quella competenza si può esplicitare. Ma questo approccio non è ancora Ikigai. Manca ancora un quadrante e almeno altre tre intersezioni.
La quarta sfera, graficamente rappresentata sulla destra del quadrante è quella che rappresenta ciò di cui il mondo ha bisogno. Una sfera che è stata intesa per molto tempo “ciò di cui il mercato ha bisogno”, ma che nella sua accezione originale è invece: “ciò di cui il mondo ha bisogno”. Insomma questa è la sfera che include i problemi del mondo, della società, dell’ambiente che potremmo contribuire a risolvere. Ed è anche questa una sfera molto ampia. L’area di intersezione di questa sfera con quella di “ciò che amiamo fare” è l’area della vocazione, ma anche questa non è Ikigai.
La vocazione infatti unisce ciò che amiamo con ciò che può portare valore e un miglioramento nel mondo, ma non è ancora Ikigai - cioè ragione per vivere - in quanto non è detto che quest’attività sia remunerabile e non è detto che mi riesca bene.
Se invece un’attività o una mia competenza è allo stesso tempo “qualcosa che amo fare”, “che mi riesce bene”, “che può essere remunerata” e “che aiuta il mondo”, allora abbiamo trovato Ikigai. Insomma Ikigai è quell’insieme di attività che include le nostre passioni, la nostra volontà di contribuire positivamente al benessere del mondo, attraverso doni e capacità che abbiamo e che generano sufficiente valore per essere remunerate.




Commenti