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La crescita spirituale non risolve tutti i problemi

Quando si intraprende un percorso di crescita spirituale (tramite: meditazione, letture, ritiri, tantra, partecipazione a gruppi di pratiche, etc) si tende ad avere la speranza che progredendo lungo tale sentiero automaticamente si risolvano anche problemi relativi alla sfera relazionale, professionale, personale, sessuale. E forse in qualche caso o in quale misura questo avviene. Ma il più delle volte ci ritroviamo comunque a lottare con gli stessi problemi, nonostante il fatto che dal punto di vista spirituale abbiamo fatto dei passi in avanti.


Premesso che misurare passi in avanti dal punto di vista spirituale è molto complesso. E che gli avanzamenti più consistenti, coincidenti con stati sempre più intensi di illuminazione, richiedono anni e anni di pratiche regolari. Possiamo comunque idealmente misurare i nostri progressi sulla linea del sentiero spirituale, suggerisce Steve Taylor in "Waking from Sleep" con una maggiore apertura e interesse verso gli altri, un maggior interesse verso il nostro mondo interiore (rispetto a quello esteriore e ai beni materiali), con la vocazione ad aiutare gli altri a intraprendere lo stesso percorso e con un ridimensionamento della componente razionale rispetto a quella intuitiva e legata al "sentire".


Dunque ipotizzando di progredire sulla linea di sviluppo spirituale, ci ritroviamo spesso ad aspettarci che a ruota anche le altre aree della nostra vita, dovrebbero migliorare. Ci aspettiamo di vedere miglioramenti nelle nostre relazioni, nei nostri rapporti di coppia, di essere migliori genitori, professionisti più in gamba e persino persone più in salute. Ma è davvero cosi? La trasformazione spirituale (soprattutto se così graduale e lenta) genera una cascata di trasformazioni su tutte le altre linee di sviluppo spirituale?


Nel mondo della spiritualità sono noti gli scandali dei vari guru, che una volta arrivati in occidente hanno combinato ogni genere di casino, di tipo economico e sessuale. Non si contano i casi di molestie sessuali negli ashram, la mancanza di eticità di molti maestri spirituali. Spesso si usa proprio questo esempio per spiegare che la crescita spirituale non è direttamente proporzionale alla crescita negli altri ambiti. Molti guru che dal punto di vista spirituale hanno raggiunto vette assolute di stati non duali e fusione con il tutto, poi dal punto di vista morale o personale sono bloccati in stati molto meno avanzati. Oppure presentano proprio condizioni patologiche dal punto di vista psichico.


D'altra parte, basta guardarsi intorno per capire che la ricerca spirituale (anche quando autentica) non si associa automaticamente a specifici valori etici. E' sufficiente guardare al modo in cui vengono usati approcci e pratiche come quella legge di attrazione che sempre più spesso vedo associata all'attrazione del denaro. Ma non solo, basta guardare anche all'uso disinvolto del marketing e di tutti i trucchi di neuromarketing che vengono utilizzati dai sedicenti nuovi guru spirituali, che vengono illuminazione, successo e felicità attraverso corsi online. Forse sono illuminati, ma evidentemente quando si parla di business, poi diventano marketer aggressivi che giocano con le parole, senza preoccuparsi dei risultati delle loro pratiche online.


Lo psicologo Gardner ha sviluppato il concetto delle intelligenze multiple. E in questo caso, l'argomento ci torna molto utile. L'essere umano deve affrontare il mondo da più punti di vista, confrontandosi con una molteplicità di situazioni. e a seconda delle situazioni dobbiamo affrontare la vita con differenti forme di intelligenze.


Nei rapporti interpersonali utilizziamo la nostra intelligenza emotiva e morale. Nei rapporti di coppia o famigliari utilizziamo la nostra intelligenza relazionale. Nel lavoro utilizziamo l'intelligenza cognitiva, emotiva. Nello sport quella cinestetica. Poi c'è quella artistica e così via. Nelle questioni che riguardano il senso della vita e il nostro destino, utilizziamo invece l'intelligenza spirituale. Questa riflessione ci può aiutare a capire che svilupparsi in quest'ultima linea non ci garantisce successo, serenità ed equilibrio negli altri ambiti.


Ken Wilber è il filosofo e scrittore che si è maggiormente speso su questo tema. Come spiega brillantemente nel suo libro autobiografico "One Taste", l'area spirituale trascende l'area della mente e del corpo. Una persona spirituale è una persona che si eleva oltre i bisogni del corpo e della mente. Come direbbe Maslow, nel cammino spirituale il focus e l'attenzione della persona è rivolto ai bisogno più alti e ultimi, legati alla massima autorealizzazione in termini di senso e significato della propria vita (e/o - aggiungo io - della vita altrui). Eppure il fatto che il soggetto spirituale trascenda i valori della mente, dell'anima (emozioni) e del corpo, non vuol dire che non li includa al suo interno.


Come spiega brillantemente Wilber, il soggetto che raggiunge un certo livello spirituale non si identifica più con i bisogni e le dinamiche corporee, mentali ed emotive. Non è più "i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue sensazioni". Ma li ha e il prova. Ed essi fanno parte della sua vita. La crescita sana è trascendere e includere. La differenza rispetto ad una persona che non si sviluppa in senso spirituale, dice Wilber, è nel fatto che pensieri, bisogni corporei, emozioni non vengono vissuti in maniera reattiva, inconscia e dominante la nostra vita. Piuttosto grazie alla pratica spirituale si sviluppa uno spazio che ci permette di acquisire gradualmente una certa padronanza su di essi. Una certa padronanza non un totale distacco. Perchè in fondo continuiamo a essere anche corpi (con bisogni da corpi), menti (con bisogni da menti) etc.


Così succede che persone con alto grado di spiritualità, poi abbiamo vite difficili, relazioni difficili, problemi di ogni genere in svariati ambiti della loro vita. Queste persone trascendono - ma non includono. Raggiungono i vertici spirituali, negando significato e valore agli ordini inferiori della realtà, senza onorarli e rispettarli.


Storicamente questa è la modalità d'essere dell'ascetismo, dove il raggiungimento di picchi di spiritualità si associa alla fuga dalla realtà, alla negazione dei sensi, al martirio. Salvo poi l'evidenza che molti guru spirituali una volta usciti dalla grotta si sono ritrovati in grosse difficoltà rientrati nel "mondo vero"


La ricetta di Wilber è chiara da questo punto di vista. Non esiste crescita spirituale senza una crescita personale e una grande attenzione ai bisogni del proprio corpo. Non è possibile dunque crescere spiritualmente senza avere cura del proprio corpo, della propria mente, della propria anima.


La crescita della persona avviene dunque attraverso una ecology of practice, che aiutano a sviluppare armonia a livello di corpo (sport) e della sua relazione con la mente (yoga, bioenergetica), che permettono di sviluppare relazioni salutari ed equilibrate con altre persone (psicoterapia) e che infine spinge l'asticella verso l'alto dal punto di vista spirituale me (meditazione, tantra).


L'obiettivo è evolvere lungo tutte queste linee. Faccio un esempio per dare l'idea di quello che può succedere quando non c'è trascendenza e inclusione tra spirituale e il resto delle aree della personalità. Una persona potrebbe essere altamente spirituale in certe aree del comportamento, ma poi avere bisogni repressi che si manifestano in maniera disordinata nella vita. Per esempio attraverso un rapporto non sano con il cibo. Potrei essere una persona che medita 3 ore al giorno, ma poi quando mangio, divoro il cibo con avidità o trangugio cibo, senza assaporarlo, pieno di brama e inconsciamente mosso dal bisogno di colmare il vuoto


Da un lato è teoricamente possibile, concretamente probabile che uno sviluppo spirituale significativo possa ridurre i disagi in altre sfere della vita. Ma è:

  1. altamente improbabile che li elimini

  2. altamente probabile che porti la persona a trascurarli, come irrelavanti

Ecco allora che tali aree si sviluppano al di fuori di un percorso di crescita, come lo sporco sotto il divano, che non si ha voglia di rimuovere quando si mette in ordine la casa. E con il tempo, queste aree di sporco diventano enormi, e pian pianino iniziamo ad avere paura a guardarci dentro. Il mostro cresce e preferiamo ignorarlo per paura di vedere quello che c'è dentro veramente. Succede dunque che mentre da un lato sviluppiamo la nostra area spirituale con determinazione e anche con risultati, lasciamo crescere dentro di noi "ombre sempre più grandi", fatte di relazioni malate, rapporto malato con il cibo, il sesso, il lavoro. Aree che diventano gradualmente la spazzatura della nostra vita, lo sporco del divano sempre più grande e invadente che non vogliamo vedere.


Ken Wilber direbbe - forse - che è in corso una separazione tra Nirvana e Samsara. Ci dedichiamo al nirvana, al raggiungimento di vette spirituali, non curante o addirittura con atteggiamento di rifiuto rispetto al Samsara, la vita reale, fatta di relazioni, bisogni, piaceri, dolori, eventi, incontri, vita insomma. E direbbe anche - probabilmente - che tale separazione tra Nirvana e Samsara, nuoce oltre alla nostra vita nel mondo, anche alla nostra ricerca spirituale.


Provando, umilmente, a tirar le somme di queste riflessioni, penso che a livello personale bisognerebbe costruire un programma di sviluppo che non lascia fuori nulla e che forse si dovrebbe attivare una sorta di vista all'alto, che supervisiona tutte le aree dell'umano, in modo da costruire un palinsesto di pratiche e strategie per migliorarsi e monitorarsi su tutti gli ambiti (da come si mangia, a come si fa l'amore, da come si medita a cosa si legge o guarda in tv. Dall'altro, la seconda e ultima considerazione riguarda l'importanza in termini di coach e counseling di un approccio integrale (per usare ancora una volta le parole di Ken Wilber), che si potrebbe riassumere in:

  • crescita spirituale (trascendenza, decentralizzazione, illuminazione)

  • crescita psico-fisica (unità mente corpo, equilibrio interiore, centratura)

  • crescita relazionale (empatia, relazioni equilibrate)

  • crescita morale (precetti, linee guida e controllo sul comportamento)

  • crescita cognitiva e intellettuale (studio, letture, filosofia di vita)

Ad ognuno di questi centri di sviluppo e trasformazione, corrispondono una miriade di pratiche, approcci e strategie, che caratterizzano il percorso di sviluppo globale e integrale della persona.




 
 
 

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