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L'importanza di lavorare sulle proprie ombre per la crescita personale e spirituale

Fino a qualche tempo fa abbiamo vissuto in un periodo storico in cui dire che si faceva psicoterapia era chiaramente un'onta. E infatti - non che sia una prova certa - non mi sovviene nessun politico, grande leader che ha raccontato i suoi trascorsi con la psicoterapia. Tutte persone illuminate dunque? Beh per come va il pianeta sembrerebbe di no, tuttavia il problema non è soltanto che la maggior parte dei politici, leader, grandi imprenditori non dichiarano di andare in psicoterapia - il che sembrerebbe una questione di comunicazione - ma che forse, probabilmente non ci vanno proprio.

Il grande errore è infatti pensare che in terapia psicologica ci debba andare soltanto qualcuno con una specifica diagnosi, o gravi problemi. Il filosofo Ken Wilber ribalta invece completamente la prospettiva e nel percorso di crescita personale e spirituale indicato nel libro Integral Life Practice presenta il lavoro sulle ombre come una via fondamentale di crescita. In realtà già nel suo libro libro Lo spettro della coscienza, Wilber spiegava che la crescita è il raggiungimento di un'unità più grande, attraverso l'allontanamento da tutti i dualismi. E il primo dualismo è quello dentro la propria mente, tra la luce e l'ombra. Tra ciò che è cosciente e ciò che è stato rimosso.

A partire dalla nostra infanzia rimuoviamo una quantità enorme di ricordi, pensieri, tratti e attitudini della nostra personalità. Li rimuoviamo perché non ci piacciono, perché non si adattano alla società, perché ci è stato insegnato a farlo. Perché ne abbiamo paura, perché pensiamo che ci rendano indegni di essere amati.

Più o meno un secolo fa, geni assoluti come Freud, Jung, Adler, hanno scoperto che esiste una dimensione della nostra psiche inconscia, che senza che ce ne accorgiamo influenza importanti-imponenti parti del nostro comportamento. Questo avviene per tutti. Nessuno è escluso. Nessuno passa incolume infanzia e primi anni di vita senza enormi rimozioni della propria unità psichica nella dimensione inconscia.


Che altro è allora la psicoterapia se non il lavoro guidato per la riemersione del materiale inconscio, la nostra ombra? La dimensione inconscia è ingenuamente identificata con la parte istintuale della nostra personale. Ma si tratta di un'ingenuità la dimensione inconscia è costituita da almeno 4 livelli:

  1. dimensione istintuale e pulsionale non gradita e che ci spaventa

  2. dimensione archetipica legata a una dimensione culturale

  3. dimensione concettuale, intesa come schemi e modelli cognitivi non coscienti

  4. dimensione etica e filosofica che definisce la nostra visione del mondo e i nostri valori

Attraverso un lavoro sull'ombra possiamo agire su questi livelli, riportandoli alla luce e trasformandoli in parti coscienti di noi stessi. Questo non significa agirli, ma onorarli.


La crescita per come la intende Ken Wilber è infatti trasformazione del soggetto in oggetto. La pratica principe di questo percorso è la meditazione attraverso trasformo i miei pensieri e le mie emozioni che normalmente mi guidano in modo reattivo e inconsapevole, in oggetti della consapevolezza che in questo modo diventano meno appiccicosi e adesivi - vedi qui il mio post sulla meditazione e gli schemi mentali.


Attraverso il lavoro sull'ombra, porto al livello di coscienza le pulsioni, dinamiche e tendenze inconsce. Ma questo non significa agire tutte quelle pulsioni in nome dell'ideale romantico per cui tutto quello che sono è perfetto e spirituale. Quello che succede è piuttosto che portandole alla luce della coscienza esse diventano meno tiranne e mi si apre uno spazio di libertà.


Wilber reinterpretando Freud spiega che la psicoterapia non è altro che un riportare dentro all'io ciò che l'io ha messo nel mondo. Infatti il materiale inconscio una volta rimosso non scompare, ma viene proiettato fuori di noi. Ecco che in questo modo nascono le nevrosi, le paure, le fobie, le ossessioni. Se rimuovo la rabbia, perché voglio assecondare l'immagine di me come bravo ragazzo, la rabbia non scompare.

Piuttosto la vedrò continuamente fuori di me, nelle persone che mi circondano che mi sembreranno aggressive, rabbiose, specialmente nei miei confronti. Svilupperò dunque la paura, la passività, l'arrendevolezza nei confronti di questi persone, che percepisco come aggressive.


Questo è il punto cruciale che differenzia il lavoro sull'ombra dal lavoro di meditazione e pratica spirituale contemplativa. Con la meditazione io porto alla luce gli schemi mentali semicoscienti, ma non le ombre, le quali devono essere portate fuori, rese coscienti ed eventualmente rielaborate. Il lavoro sull'ombra è area di pertinenza della psicoterapia, sebbene in qualche misura può essere realizzato anche in autonomia. Di questo ne parleremo nei prossimi post


 
 
 

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