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Dall'intelligenza emotiva a quella filosofica

A partire dagli anni 90, è stato sviluppato il concetto di intelligenza emotiva che fa riferimento alla capacità della nostra mente di modulare, valorizzare, guidare e beneficiare del nostro naturale bagaglio emotivo. Grazie all'instancabile lavoro di Daniel Goleman l'intelligenza emotiva è entrata nelle scuole, nel business, nella leadership, nello sport. Oggi grazie al lavoro di grandi ricercatori e divulgatori le emozioni non sono più un tabù, un impiccio, un problema, una distorsione delle mente, ma grazie al lavoro delle specifiche facoltà dell'intelligenza emotive, le emozioni sono strumenti di primaria importanza per guidare la nostra vita. Ovviamente questo accade solo se le stesse vengono adeguatamente guidate. Autocontrollo, autoregolazione, motivazione, consapevolezza ed empatia sono le facoltà dell'intelligenza emotiva, che una scuola seria e meno nozionistica, dovrebbe impegnarsi a sviluppare, perchè sono fondamentali. Oggi più che mai. Per fortuna ad un certo punto la scuola finisce e uno inizia a formarsi per proprio conto e quindi ha la possibilità di colmare i limiti istituzionali.


Quello che però vorrei comunicare in questo post è la necessità di andare oltre alle facoltà emotive. Queste sono si necessarie ma non sufficienti. Queste facoltà ci aiutano poco - premesso che bisogna con grande passione coltivarle - ad affrontare i grandi dilemni del nostro tempo. Ci aiuta l'empatia a capire come porci di fronte a problemi globali come il climate change? Ci aiuta la motivazione per capire cosa è giusto o cosa è sbagliato? Ci aiuta l'autoregolazione a capire e ad avere risposte sulla trasformazione dei costumi, della cultura? Ci aiutano queste facoltà a capire quali sono i nostri valori di riferimento, la nostra vocazione, il nostro Ikigai? A capire se lasciare il lavoro per dedicarci ad una vocazione più grande?


Sfortunatamente non ci aiutano. Ci aiutano in tantissime cose, e probabilmente rappresentano uno dei presupposti per interrogarci sulle tematiche a cui ho accennato. Sono condizione necessaria ma non sufficiente, potremmo dire.


E' dunque probabilmente arrivato il tempo per integrare le facoltà dell'intelligenza emotiva con quelle dell'intelligenza filosofica. E quali sono queste facoltà? Probabilmente sono quelle che nella tradizione della filosofia antica sono chiamate le virtù. Gli stoici per esempio avevano identificato 4 virtù fondamentali: il coraggio, la giustizia, la saggezza, la temperanza.


Le virtù a differenza delle facoltà emotive sono disegnate per avere un rapporto più diretto con il mondo. Non solo con il mondo interpersonale, come quelle emotive, ma con quello allargato della società, degli altri esseri viventi, delle altre culture, della filosofia stessa, ovvero delle grandi domande che ci poniamo ogni giorno.


L'intelligenza filosofica è la capacità di coltivare nutrire e far crescere queste e altre virtù. Nel libro "Scopri le tue potenzialità" lo psicologo Luca Stanchieri parla di almeno virtù filosofiche, prendendo spunto dalla mappatura di Jordan Peterson delle potenzialità umane. L'autore parla di queste virtù proprie in termini di potenzialità. Questo le differenzia dalle emozioni.


Le virtù filosofiche ci aiutano a decriptare la complessità del mondo contemporaneo attraverso principi di filosofia pratica applicata alla vita e alla realtà.


Nei prossimi post analizzeremo il modo in cui si può lavorare su queste virtù e il enorme beneficio rispetto alle nostre vite

 
 
 

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