Uomini disposti a uccidere e uomini disposti a morire
- Pierluigi Casolari
- 9 mar 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Guardando lo scenario geopolitico fatto di guerre, conflitti e sfruttamento appare abbastanza chiaro che siamo spesso governati da persone che sono disposti a uccidere e a far morire pur di ripristinare confini, accaparrarsi risorse, far valere privilegi, altrimenti non avremmo tutte queste guerre, lotte e criminalità. Ma - si chiede Jack Kornfield, autore e maestro di meditazione - invece che di uomini disposti a uccidere non avremmo piuttosto bisogno di uomini disposti a morire, a farsi uccidere? Non sono questi gli uomini di cui abbiamo bisogno? Non dovrebbero essere loro a prendere decisioni importanti che riguardano le nostre vite?
Socrate fu disposto a morire pur di difendere l'utilizzo della ragione e l'amore della filosofia, nonostante qualche suo allievo si fosse adoperato per farlo fuggire dalla prigione. Gesù fu disposto a morire per difendere la profezia dell'arrivo del regno del Signore, nonostante avesse potuto scusarsi più volte, prima della crocifissione. Giordano Bruno fu condannato, torturato e poi arso vivo per non avere rinunciato sue teorie, che oggi sono ovviamente riconosciute. Martin Luther King fu ucciso per avere difeso i diritti delle minoranze. Nelson Mandela per avere aiutato le popolazioni nere della sua terra fu invece incarcerato per decenni. E si potrebbe andare avanti all'infinito.
Nel mondo ci sono persone disposte a sacrificare vite e persone disposte a sacrificare la propria per difendere idee e valori. E curiosamente le prime sono mosse spesso da motivi di potere, da bisogni materialistici, da rivalsa, desiderio di vendetta, di giustizia sommaria, di terre, ricchezze, possedimenti - a volte anche in parte comprensibilmente. Gli altri invece sono mossi per lo più dal valore delle idee, dal bisogno di difendere minoranze e principi etici.
Stalin fu disposto ad uccidere decine di milioni di persone per difendere il comunismo, a stessa cosa fece Hitler. i politici attuali sono disposti a mandare in guerra decine di migliaia di ragazzi per sperare ad altri giovani, per dirimere difficili conflitti. Per queste persone la guerra è un'opzione possibile, una scelta d'attacco e di rivalsa non solo di difesa estrema. E poi invece ci sono le persone disposte a sacrificare la loro di vite.
Essere disposti a morire per qualcosa o per qualcuno non è una dotazione con cui si nasce, ma il frutto di una vita intera di impegno e determinazione. In un certo senso è come raggiungere l'illuminazione. Come abbiamo già detto in molte tradizioni spirituali l'illuminazione è lo stato di coscienza nel quale percepiamo la nostra unità con il tutto spirituale di cui siamo parte. Essere disposti a morire per un'idea, un valore, altre persone è dunque una forma di illuminazione, in quanto si basa sulla capacità di trascendere i propri bisogni e attaccamenti in nome di qualcosa di più grande, che generalmente consiste proprio in un grande beneficio per l'umanità intera..
il voto più grande all'interno della cultura buddhista è quello del Bodhisattva che, pur avendo raggiunto il nirvana, dichiara: "Per quanto infiniti siano gli esseri senzienti, pronuncio il voto di salvarli e di non fermarmi fino a quando ogni essere senziente non avrà raggiunto l'illuminazione".



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