Medito ergo sum
- Pierluigi Casolari
- 12 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min
La modernità inizia con la famosa asserzione di Cartesio secondo cui l'uomo esiste in quanto pensa. Cogito ergo sum è il punto di partenza dell'epoca moderna poi sfociata nell'illuminismo. Di tutto posso ingannarmi e dubitare ma non del fatto che in quanto sto dubitando esisto, diceva Cartesio. E con questo argomento gettava le basi del suo castello filosofico, che proseguiva poi asserendo che l'essenza dell'uomo è l'attività cogitante il pensiero, e che questo appunto lo distingue dagli animali e in generali dalla natura, che invece è corpo, meccanismo, res extensa. Res cogitans, da un lato, e res extensa, dall'altro. Tra le due non c'è comunicazione, se non grazie alla ghiandola pineale, il piccolo organello presente nel cervello che unisce gli spiriti animali con quelli del pensiero. Curiosamente la pineale è il collegamento tra corpo e universo anche nelle tradizioni orientali, dove è chiamata il terzo occhio.
Ma al di là dell'artifizio stilistico della pineale, corpo e anima sono separati per Cartesio. Il pensiero non dipende dal cervello, non è un fatto fisico o corporeo. Il corpo a sua volta non ha nulla i spirituale, è un mero e complesso meccanismo.
Nel corso dei secoli, l'intelletto, eletto a principio essenziale dell'umano, avrebbe poi portato a compimento il castello cartesiano negando ogni essenzialità al pensiero stesso, trasformandolo in un epifenomeno del cervello e della materia. E dunque arrivando al paradosso che l'intelletto stesso dimostra che tutto è corpo. La res estensa lasciata libera a sé stessa dimostra di non essere altro che una configurazione della materia. E dimostrando questo, dimostra che possiamo fare a meno di qualunque principio metafisico. Non c'è bisogno di Dio, dell'anima, dello spirito per spiegare il mondo, l'uomo, la mente e il pensiero. E' sufficiente la scienza meccanicistica e materialistica che spiega tutto in termini di atomi, materia, aggregazione di corpi.
il problema è che Cartesio volendo dimostrare aprioristicamente la sua tesi, ha omesso un dettaglio importante, ovvero che per sapere di essere vivi non serve dubitare, ma essere consapevoli di questo dubbio, essere presenti al dubbio stesso. Posso dubitare di tutto, ma non del fatto che sono consapevole di dubitare. E questo è un dato assoluto di coscienza. Non è pensabile un'alternativa. il punto è che a Cartesio interessava dimostrare il primato dell'intelletto raziocinante e non poteva fare altrimenti visto il contesto, il mondo, la cultura e la scienza in cui viveva. Ma questa piccola e allo steso tempo immensa scelta di campo, ovvero l'aver deciso di ignorare la coscienza, come dato di partenza di tutta l'esperienza e di tutta la conoscenza, ha avuto delle conseguenze gigantesche.
Nello scorso secolo il filosofo Husserl raddrizzò questo principio e diede inizio alla fenomenologia, che in fondo non è altro che lo studio della coscienza e di come i fenomeni appaiono alla coscienza. Sono cosciente ergo sum, avrebbe dunque potuto dire Husserl, correggendo Cartesio.
Curiosamente tuttavia questo principio apparentemente complesso che ha richiesto secoli di autori, filosofi, esegeti e critici del pensiero per liberarsi dell'errore cartesiano, è un'ovvietà della coscienza e della vita di ognuno di noi. Ed è alla base di ogni forma di meditazione, che ai tempi di Cartesio esisteva già da 2000 anni, grazie al dono che Siddharta Buddha fece all'umanità.
La meditazione è la fenomenologia applicata alla vita, resa popolare e applicabile da chiunque, senza dover masticare la storia della filosofia e consente a chiunque di cogliere importanti evidenze filosofiche.
Il predominio, abnorme e parassitario, dell'intelletto ha causato l'oblio di alcune ovvietà, che hanno richiesto il genio filosofico di Husserl per essere smascherate e riportate alla luce. Purtroppo la fenomenologia ha reso la filosofia ancora più complessa, elitaria e inutilmente rinchiusa nel ghetto accademico. E così mentre oggi la fenomenologia è sconosciuta alla maggioranza della popolazione, la meditazione oggi si sta invece diffondendo a macchia d'olio come pratica spirituale che permette di accedere a dimensioni e verità profonde della propria soggettività. Meditando ci rendiamo in primis conto che in aggiunta al pensiero e agli stati mentali, la nostra vita soggettiva è uno spazio di apertura. Come il cielo non è costituito di nuvole, così la nostra coscienza non è costituita dai pensieri, ma è ciò che li riflette, li specchia, li contiene. Attraverso la meditazione possiamo cogliere lo spazio tra i pensieri, osservando dunque la spaziosità della coscienza; possiamo osservare i nostri stessi pensieri e schemi mentali con la presenza mentale e dunque trasformarci spiritualmente, neuatralizzandone il potere persuasivo. Possiamo intuire che in aggiunta al livello del pensiero, esistono facoltà superiori che afferiscono a una dimensione profonda e ultima che non è afferrabile con l'intelletto, essendo l'intelletto un suo sotto insieme, un suo contenuto. Dunque al cogito ergo sum, dovremmo preferire il medito ergo sum, che maggiormente descrive la natura profonda del nostro essere.



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