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Il sé corporeo e il Sé spirituale

Aggiornamento: 2 ago 2024

Ne buddhismo antico (Theravada), il sentiero dell'illuminazione passa per la rinuncia alla brama. A questo risultato si arriva attraverso il distacco e l'equanimità rispetto a ciò che è piacevole e ciò che è spiacevole.


Una volta raggiunta l'equanimità, l'uomo illuminato non insegue più il desiderio e dunque la ricerca di ciò che è piacevole e di conseguenza esce dal ciclo del Samsara, che genera soltanto sofferenza. La soddisfazione del desiderio e l'esperienza del piacere è come l'acqua del mare. Illude di dissetare, quando in realtà non fa che inasprire l'arsura.


Questa dimensione ascetica è presente in numerose tradizioni spirituali. Tuttavia, essa sembra essere in netto contrasto con le indicazioni della scienza psicologica contemporanea. Prendiamo ad esempio la psicoanalisi di Lowen, che attribuisce molte disfunzioni psicologiche all'incapacità di sperimentare piacere, di percepire emozioni e di vivere pienamente il proprio corpo. Siamo quindi realmente agli estremi opposti?



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In un certo senso, ci troviamo agli antipodi. Da una parte, il corpo e le sue esigenze sono negati, o meglio, riconosciuti solo per le funzioni vitali essenziali, ma non per il suo potenziale di saggezza, virtù e benessere complessivo. Dall'altra, la psicologia ci invita a vivere le esperienze corporee e il piacere, poiché è da queste che nasce una buona integrazione dei diversi aspetti della nostra personalità. Quindi, chi è nel giusto?


Queste due posizioni in realtà non sono incompatibili, purché si definisca per ciascuna il proprio ambito di pertinenza. La soluzione del filosofo Ken Wilber a questo problema è infatti quella di distinguere due sé. Da un lato c'é il sé ordinario, la nostra identità personale. Essa è indissolubilmente legata al corpo e alla ricerca del piacere. Dall'altro c'é il Sé, con la S maiuscola, ovvero la dimensione transpersonale e trascendentale che avvertiamo - da qualche parte - nella nostra coscienza. Questa dimensione è separata dal corpo, non è identificata con esso.


Si torna dunque alla vecchia separazione tra corpo e spirito? All'interno di questa prospettiva desiderio e piacere possono essere una via per raggiungere la spiritualità, purché depurati dalla componente egoistica e da quella dell'attaccamento.

 
 
 

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