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I social non sono un media, sono un mondo e noi dobbiamo capire come crearne uno nuovo

Sempre più spesso mi capita di leggere notizie su tv e giornali, settimanali che parlano di casi legati a social e piattaforme. Le storie hano questo tenore: intervista al ragazzo di 18 anni che recita in latino su Tik Tok, presentazione dell0influencer che ha costruito un impero della moda su Instagram, a nudo le ragazze di Only Fans, da 1000€ al mese a 15000€ mostrando il suo corpo nudo sui social, e via dicendo. Per non parlare della cronaca in tempo reale di personaggi che conosciamo grazie ai socil come i Ferragnez, che mostrano una vita perfetta, fino al giorno in cui improvvisamente scopri che si stanno separando -e ovviamente ti chiedi: ma come ?!?


Un tempo si diceva che i social erano un media e con buona pace dei tecno ottimisti ingenui si diceva che come ogni altro media, i social non erano neutrali. Si diceva che il media era il messaggio, come profetizzò una volta il sociologo McLuhan. E così il mezzo social ci appariva come un mezzo che toglie le separazione tra autore e spettatore, tra personaggio famoso e uomo della strada, tra creativo e passivo, creando nuove opportunità per una società aperta, democratica. Ho creduto profondamente in questa idea, fondando diverse startup che operavano sui social.


Oggi invece mi rendo conto che i social e internet in generale non sono un mezzo, non sono un messaggio, anzi sono entrambe le cose, ma ancora di più sono qualcosa che include entrambi i concetti e molto di più: sono un mondo. Un mondo dove accadono cose, dove si formano vite, professioni, dove si cercano amicizie, relazioni, riconoscimento. Ha ragione Baricco quando parla di cartografia del nuovo mondo e di costruire una mappa di questo continente che sia chiama web, rete, social, internet.



la balena ha inghiottito tutto insomma, ha inghiottito gli altri media, ha inghiottito tutte le opinioni che li riguardano. Ha inghiottito chi ne parla bene e chi ne parla male. Parlare della rete è come parlare della realtà. Viene dunque spontanea la domanda come si può disaminare criticamente un qualcosa di cui siamo parte, sopra cui sediamo, dentro a cui viviamo e che rappresenta lo sfondo di ogni nostro agire.


Una delle mie riflessioni teoriche in questo periodo sono i teorici antisistema, di cui sono stato parte per qualche anno. Uno dei motivi della mia critica è che essi non riconoscono di far parte del sistema e criticandolo non fanno altro che alimentare il presunto impero del male. I loro post traggono nutrimento dai like, dai commenti e dalle condivisioni che avvengono sulle piattaforme, le loro strategie di marketing si basano sull'utilizzo degli algoritmi che a detta loro manipolano le coscienze. Il pubblico che li segue e paga per i loro contenuti lo trovano dalle piattaforme che nei loro post detestano, mostrandone l'intento manipolatorio. Intento manipolatorio che è al tempo stesso oggetto di critica e di minuzioso studio. Di critica per l'ideologia antisistema e anarchica di cui si sentono parte, di studio minuzioso per poter raggiungere le persone, cavalcando l'onda degli algoritmi, sfruttandoli a proprio piacimento.


Tutto questo è umano e comprensibile. Ma è esattamente quello che succede in Matrix 3, è tutto previsto, le macchine e gli umani fanno parte di un gioco che è interno al sistema stesso. E' un gioco previsto, non sposta nulla, non influenza il mondo. Perchè si basa su un assunto sbagliato e cioè che i social siano un media e dunque che sia possibile hackerarli per far venire fuori verità nascoste, glitch del sistema, dejavù che ci fanno capire che c'è un qualche inganno. Ma il punto è che si tratta di un assunto sbagliato, i social non sono un media sono un mondo e nessuno può hackerare la realtà. Puoi hackerare un mezzo, puoi hackerare un sistema. Ma per hackerare qualcosa devi essere fuori dal sistema e dall'alto di una prospettiva più aperta comprendere i meccanismi e dunque rientrare nel sistema per sfruttarne delle vulnerabilità. Ma è possibile staccarsi dalla realtà, guardarla dall'alto e poi tornare in essa per mostrarne le vulnerabilità? Non siamo invece sempre dentro la realtà. Non stiamo semplicemente giocando con il meccano della realtà che la realtà stessaci presenta?


Ok, tutto vero, ma allora veniamo alla domanda più importante di tutte. Se è vero quello che dico, ovvero che stiamo giocando a fare gli hacker da dentro il sistema e che non siamo in grado di modificare il sistema e soprattutto che non possiamo fare a meno di usare le sue ingiustizie per creare un mondo migliore - e quindi non possiamo fare altro che qualunque mezzo per ottenere i propri fini e ritenere che i mezzi giustifichino i fini, esattamente come fa l'impero del male - bene, se è vero tutto questo allora come possiamo evitare l'altra alternativa che è il silenzio, l'arrendevolezza, la passiva resilienza, l'accettazione dell'impero del male?


Io penso - con grande umiltà, visto che i temi sono giganteschi - che, se si vuole progettare un mondo migliore, vadano intrapresi due percorsi paralleli. il primo è l'azione sul sistema esistente e il secondo è la progettazione di un nuovo sistema.


Azione sul sistema esistente. Semplicemente il sistema non si può distruggere usando i suoi mezzi, per giustificare i propri fini. Non è realistico, non è etico. Non si distruggono le bombe atomiche , gettando bombe atomiche. Non si elimina una malattia, uccidendo il paziente. La soluzione che diversi teorici e attivisti propongono è invece quella di agopuntura sociale. Ovvero lavorare dentro al sistema per migliorarlo. Come?

Gli esempi sono infiniti, una multinazionale per esempio la si migliora con dei sistemi antitrust, con un forte welfare interno, riducendo gli orari di lavoro, con programmi di empowerment interno, attraverso nuovi modelli organizzativi. L'obiettivo è quello di favorire un miglioramento progressivo, graduale. Non abbiamo alternative, l'alternativa è il fine che giustifica i mezzi, mettendosi al livello dell'impero del male.


Progettare un mondo nuovo. E poi in parallelo dobbiamo lavorare ad un mondo nuovo. Un mondo nuovo significa social nuovi, nuovi modelli di interazione, di housing, di relazione, nuovi tipi di società. Non c'è critica al vecchio sistema, semplicemente essi sono nuovi modelli di società. Chi vuole aderirà, chi vuole parteciperà. Ad un certo punto ci saranno più mondi, quello vecchio dominato da multinazionali e supermiliardari e quello nuovo decentralizzato, tendenzialmente più equo e spirituale. Questi due mondi si fronteggeranno come due pianeti che devono coesistere forzatamente e la convivenza sarà dura e difficile, ma alla fine il nuovo mondo essendo in linea con il graduale sviluppo della coscienza umana, prenderò il sopravvento e sarà un mondo migliore


 
 
 

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