I 4 livelli del perdono
- Pierluigi Casolari
- 16 lug 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Nel libro "Pensare come un monaco" ho trovato un interessante riflessione dell'autore sui 4 livelli del perdono.
Ecco i livelli:
Non ti perdono per quello che hai fatto, nemmeno se ti penti o chiedi scusa
Ti perdono per quello che hai fatto, se ti penti o chiedi scusa
Ti perdono per quello che hai fatto, non c'è bisogno che tu faccia nulla
Ti perdono per quello che hai fatto, e per tutto quello che farai a prescindere dalla sua gravità
Il primo livello è quello della rabbia. Siamo offuscati dalla rabbia, non possiamo e non vogliamo perdonare. Il secondo livello è quello del do ut des. Quello in cui navighiamo la maggior parte del tempo: siamo disposti a passar sopra ad un torto se chi ce lo ha fatto fa ammenda. Il terzo livello è quello della bontà di cuore. Perdoniamo, senza che vi sia un atto formale di scusa. Perdoniamo perché facendolo, ammorbidiamo la rabbia dentro di noi e stiamo meglio. L'ultimo livello è quello della santità ( o delle mamme nei confronti dei figli), La rabbia non ci raggiunge più, le offese non sono in grado di scalfirci,. Il santo si muove ad un livello diverso.

L'aspetto interessante di questa riflessione, ad ogni modo non è soltanto il tema del perdono. Ma il fatto che secondo l'autore non si può passare dal primo livello al quarto in un colpo solo. L'elevazione del perdono è graduale, possiamo passare dall'1 al 2, dal 2 al 3, dal 3 al 4. Il punto di trasformazione - vero e proprio - inoltre avviene a livello del passaggio dal 2 al 3. E' in questo punto che avviene un salto di coscienza molto importante. Perdonare se ci chiedono scusa, è certamente un passo avanti rispetto alla nebbia della rabbia, ma è ancora basato su una mentalità pragmatica, per cui si fa qualcosa solo se c'è qualcosa in cambio. Ad esempio: sono gentile se ho un vantaggio, sono generoso se vengo riconosciuto, sono onesto per non essere punito, perdono se c'è un pentimento. Questo approccio però non porta a nulla di buono, in quanto chi ferisce spesso soffre e in cuor suo sente di essere a sua volta vittima di qualcosa. Di conseguenza il più delle volte anche chi nuoce si aspetta scuse, per torti precedenti. Non è dunque in grado di chiedere a sua volta scusa.
Il concetto di perdono trasformatore è dunque quello che avviene al livello 3, dove il perdono è concesso a prescindere dal fatto che nell'altra persona sia in corso un pentimento effettivo. A questo livello il perdono è trasformatore perché lenisce il cuore di chi lo pratica e ammorbidisce le ferite di chi lo riceve.
Ma che passaggio, che salto quantico arrivare dal perdono 2 al perdono 3? Quali immense qualità devono essere sviluppate per compiere questo passaggio? Si, la trasformazione è immensa. Ma il punto è che la pratica stessa incoraggia la trasformazione.
L'ultimo punto di cui vorrei parlare è il tema della gradualità del risveglio spirituale. Se intendiamo il risveglio spirituale come on-off rischiamo di non accorgerci dei graduali cambiamenti che avvengono in noi e di rassegnarci all'impossibilità di trasformarci. Se invece iniziamo a pensare al risveglio nelle sue varie dimensioni (senso di unità con Dio, compassione, amore incondizionato, equanimità, altruismo, gioia partecipe, empatia assoluta) come a processi invece che a stati accesi o spenti, automaticamente diventiamo in grado di costruire un piano d'azione.



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