I 3 livelli della meditazione
- Pierluigi Casolari
- 25 gen 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Nel celebre "La meditazione come cura" Davidson e Goleman parlano dei 3 livelli della meditazione. E ne parlano in termini di 3 fondamentali modalità di pratica della meditazione. Ad un primo livello ci sono gli utilizzatori occasionali, che usano ogni tanto app per meditare e rilassarsi, ne traggono qualche lieve beneficio e continuano occasionalmente a praticare. Ad un secondo livello ci sono meditatori regolari, che frequentano spesso anche corsi online e offline. Praticano con costanza 20-40 min al giorno, ritengono di ottenere notevoli benefici e sono regolari nelle attività meditative. E infine al terzo livello troviamo i "long term meditators" che praticano da svariati anni, hanno migliaia di ore di pratica alle spalle, fanno retreats spirituali e si trovano certamente all'interno di un cammino di crescita spirituale, non solo personale e di benessere. Nel linguaggio di Goleman e Davidson costoro non hanno soltanto dei benefici psicologici e cognitivi, ma addirittura delle trasformazioni a livello di circuiti neurali, neuroplasticità e trasformazioni permanenti del carattere, della personalità e del comportamento.
Sulla base di un'analisi cognitiva della meditazione riprendo questa distinzione ma leggendola da un differente taglio: gli effetti cognitivi, metacognitivi e trasformativi della meditazione.
Se guardiamo la pratica meditativa da questo punto di vista, il primo livello è quello delle pratiche meditative (o l'uso che se ne fa) usate per lo più come tecniche di rilasssamento e riposo mentale. In termini di pratiche rientrano in questo livello le meditazioni guidate online, dove suoni rilassanti e new age accompagnano una voce guida che ci fa immergere in stati di rilassamento. Questi meditazioni guidate vengono proposte come "mindfulness" ma in realtà visto l'ampio uso di suoni, voci e anche immagini rilassanti tendono a funzionare come supporti alla visualizzazione di stati di benessere. Gli effetti di queste pratiche sono a breve termine e consistono in una qualche sorta di rilassamento e calma mentale, per via dei supporti sensoriali che favoriscono stati di calma e pace. Da questo punto di vista non c'è molta differenza tra queste forme di meditazioni guidate e le tecniche di training autogeno o i rumori bianchi che aiutano l'addormentamento dei bambini. Gli effetti cognitivi sono però minori e modesti in quanto non viene preso in considerazione o meglio viene valorizzato l'aspetto metacognitivo della pratica meditativa.
Il secondo livello è proprio quello caratterizzato dalla componente metacognitiva. Che cosa significa metacognitiva? Significa che una pratica di meditazione può essere progettata per favorire un auto riflessione sui propri stati cognitivi. Gran parte della mindfulness rientra nel secondo livello. Che si tratti di meditazione sul respiro, del proprio corpo (body scan), meditazione su altri oggetti mentali o esterni, l'obiettivo della mindfulness è spesso quello di aiutare il soggetto a osservare i propri stati mentali. Nella tradizione buddista, le forme meditative chiamate Samatha, hanno come obiettivo quello di calmare la mente e allo stesso tempo aiutare il soggetto ad avere un controllo e una maggiore consapevolezza dei pensieri e stati mentali. I benefici di questo livello della meditazione sono immensi a livello cognitivo, in quanto queste pratiche favoriscono lo sviluppo dell'autoconsapevolezza, la capacità di riconoscere i propri schemi mentali e dunque di non esserne più soggiogati, ma di potersi liberare da essi e da gran parte dei propri bias cognitivi. L'impatto è enorme anche dal punto di vista delle relazioni interpersonali, dove si può raggiungere un maggiore controllo delle proprie reazioni automatiche. Ovviamente l'entità del beneficio è direttamente proporzionale dalla quantità e regolarità (soprattutto) di pratica. Chi medita da molti anni riferisce generalmente di avere ampio controllo sulle proprie reazioni istintive e una maggiore capacità di osservazione dei propri stati interiori.
Il terzo livello è invece caratterizzato da un salto di qualità molto importante. Nel terzo livello, la meditazione viene utilizzata come strumento per riuscire a conoscere strati profondi della realtà, nascosti alle altre facoltà cognitive e nascosti ad uno sgiuardo ordinario A questo livello, la pratica serve per riconfigurare l'interpretazione dell'intera realtà e trasformare il nostro rapporto con il mondo. Nella tradizione buddista, la forma per eccellenza di meditazione di terzo livello è la meditazione Vipassana (meditazione di visione profonda). La meditazione Vipassana non solo è disegnata in quanto pratica per favorire la generazione di insight sulla realtà e su di noi (ad esempio l'impermanenza, l'assenza di un sé) , ma addirittura gli stessi corsi di Vipassana vengono progettati come ritiri estremamente intensivi, faticosi e con notevoli privazioni attraverso cui il praticante arriva certamente ad uno stato più elevato di coscienza, grazie a cui accede alla dimensione profonda della realtà.
In generale, anche le pratiche meditative shamata praticate in modalità molto intenso e prolungato molto a lungo nel tempo favoriscono l'attivazione di alterati di coscienza che possono produrre insight sulla natura della realtà. I benefici di questo livello di pratica (al quale io personalmente non sono arrivato, se non in modestissima misura) riguardano per lo più lo sviluppo di una forma di intelligenza spirituale, ovvero la capacità di dare un nuovo significato alla nostra vita, un maggiore senso di connessione con la realtà e con le altre persone (perfino con gli altri esseri viventi), una durevole e luminosa pace interiore, la capacità di trasformarsi come persone e di superare i momenti più drammatici della propria esistenza rivedendone il significato complessivo, la capacità di vedere la sacralità della natura e l'unione profonde tra natura e spirito, la perdita di paura verso la morte.
In molte tradizioni a questi stati elevati di realtà a cui corrispondono elevati vertici di intelligenza spirituale si arriva attravero svariati tipi di azioni, sostanze e comportamenti. Dall'ascetismo dei mistici cristiani ai viaggi shamanici, dall'utilizzo di sostanze psichedeliche a stati di privazione sensoriale o iper-ossigenazione prolungata (rebirthing), l'obiettivo è costantemente quello di espandere lo stato di coscienza del soggetto al fine di permettere uno sguardo più profondo della realtà. Anche la meditazione in particolari situazioni può permettere di approcciare questi stati, sebbene nella maggior parte dei casi e per la maggior parte delle persone è il suo utilizzo e la sua pratica al secondo livello (metacognitivo) quello che viene maggiormente praticato. E già a questo livello l'entità dei benefici è talmente grande da trasformare in maniera significativa la vita delle persone



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