Due tipologie fondamentali di meditazione
- Pierluigi Casolari
- 11 mar 2024
- Tempo di lettura: 3 min
Il filosofo canadese John Vervaeke individua due tipologie fondamentali di pratiche spirituali di tipo meditativo e statico. Da un lato ci sono le pratiche meditative vere e proprie e dall'altro le forme di contemplazione.
Le meditazioni in senso stretto prevedono un atteggiamento rivolto all'analisi di sé stessi e dei propri contenuti mentali. Un'etimologia probabile del termine è la derivazione dal latino "melete", ovvero meditare, riflettere. Mentre uno dei termini che nel buddismo veniva usato per indicare la pratica meditativa era Sati, che significa consapevolezza, ma anche ricordo, ritorno a sè stessi. Tal volta in sanscrito si parlava della pratica meditativa con il termine sanscrito bhavana, ovvero visione, intuizione.
Se in occidente meditare ha un riferimento al tema del pensare e riflettere. Nelle tradizioni orientali, la meditazione è associata alla consapevolezza e alla visione profonda, all'assorbimento. Non è dunque coinvolto il pensiero. Nella meditazione sono altre le facoltà messe in gioco. facoltà che servono per ottenere una visione profonda, ma di cosa? Della menta stessa e della natura profonda dell'individuo.
Le pratiche meditative derivano il loro termine dal latino contemplatio, che a sua volta deriva dal greco theorein. Termine che però non significa teoria nel senso moderno, ma anche in questo caso visione profonda. Le due pratiche sembrano dunque simili, pur partendo da etimologie differenti e tradizioni differenti arrivano nella stessa direzione.
Ma la differenza è sostanziale, in quanto Bhavana o Sati fanno riferimento alla visione o al ricordo del soggetto stesso e della sua mente. Mentre la contemplazione fa riferimento al theorein, alla visione profonda rispetto alla natura ultima del mondo stesso. Soggetto e oggetto, dunque.
Ed è esattamente in questo modo che le distingue Vervaeke. La meditazione serve per far luce sulla natura del soggetto, in particolare il suo modo di funzionare, i suoi schemi mentali. La contemplazione serve invece per costruire una nuova rappresentazione del mondo. Esse sono sinergiche. Da un lato disvelo progressivamente la natura della mente, liberandomi dai condizionamenti; dall'alto grazie a questa nuova libertà cognitiva sono in grado di sviluppare una nuova rappresentazione e visione del mondo.
Alcune pratiche meditative:
meditazione del respiro
meditazione delle sensazioni
shamatha
mindfulness
Alcune pratiche contemplative:
metta
onglen
Vipassana
mahamudra
self-inquiry
lectio divina
meditazione trascendentale
Vipassana e Mahamudra contengono in realtà sia un elemento contemplativo che uno meditativo. Anche la mindfulness prevede alcuni esercizi più di tipo contemplativo. E in un certo senso, la distinzione tra le due modalità è sottile e non sempre definita.
Al di là di questa distinzione, appare tuttavia chiaro che in entrambi i casi, la meditazione si propone come uno strumento che serve per scoprire la natura del mondo. Essa ha dunque un profondo valore conoscitivo. Ma di che tipo di conoscenza si tratta? E' una conoscenza approssimativa, come quella del senso comune? E' una conoscenza soggettiva e individuale? E' una conoscenza di tipo scientifico?
E' sufficiente ragionare su questi elementi per capire che intorno alle pratiche meditative è possibile costruire una riflessione di tipo filosofico, finalizzato a capire la natura della meditazione in quanto strumento conoscitivo di grande profondità.
Storicamente la filosofia si è occupata di studiare la scienza, per capire il fondamento unico pratica sociale conoscitiva. Non esiste però una stesso tipo di atteggiamento nei confronti della meditazione, che però etimologicamente e quanto meno in svariate culture ha l'ambizione di essere uno strumento di conoscenza dei fondamenti stessi del nostro essere. Non solo. Ma se le pratiche meditative hanno l'ambizione di guidare l'uomo alla scoperta delle verità ultime, non dovrebbero essere esse stesse strumenti filosofici per conoscere la realtà?
Sorge spontanea dunque la domanda: perché la filosofia non si è occupata della meditazione, perché non esiste una filosofia della meditazione, così come esiste una filosofia della percezione, una filosofia dell'intelletto, una filosofia del ricordo e degli atti mentali, una filosofia della scienza e della conoscenza, del senso comunque. Esiste una filosofia per tutto, ma non a quanto pare una filosofia della meditazione.
Nei prossimi post approfondiremo questa tematica



Commenti