Differenti tipi di meditazione generano differenti risultati
- Pierluigi Casolari
- 8 mar 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Ad ogni tipo di meditazione corrispondono differenti risultati, sebbene a livello generale e visti da fuori i risultati siano sempre i medesimi.
La meditazione del respiro è disegnata per calmare la mente e in generale sortisce questo effetto. Ma permette anche di sviluppare pazienza, gentilezza con sè stessi, resilienza. In quanto ad ogni distrazione si deve tornare al respiro, ad ogni distrazione ci si deve pazientemente ricentrare.
La meditazione sulle sensazioni - in stile Vipassana - oltre a quanto sopra permette di modificare atteggiamento nei confronti delle sensazioni corporee - sensazioni, dolore - acquisendo rispetto ad esse, una maggiore equanimità. Equanimità non vuol dire indifferenza, ma vuol dire spazio, vista dall'alto, distanza. Come si dice nel buddismo tibetano: Imparzialità Incommensurabile. Almeno fino ad un certo punto, dolori, sensazioni, piacevoli o spiacevoli che siano, risultano meno irresistibili. Si passa dall'idea di male alla testa al livello delle sensazioni transitorie che lo compongono e questo permette di disidentificarsi da esse. Questo risultato viene raggiunto in quanto attraverso il metodo Vipassana, il praticante non ritorna sul respiro quando si manifesta una sensazione, piuttosto la osserva, vede se si trasforma, se cambia, se genera reazioni mentali, osserva la sensazione per quello che realmente è. Separa la sensazione dalla reazione psicologica che essa genera, dal concetto con cui la nominiamo, dall'identità che le diamo. La stessa sensazione ora appare impersonale, è una pressione-pulsazione-scarica che mi attraverso, essa non è più il mio mal di testa. Non sono io. Non è me.
Se l'equanimità è grande, allora anche i grandi dolori possono essere vissuti in un altro modo, restando sè stessi, non divenendo essi.
La meditazione di consapevolezza - secondo la tradizione tibetana, con apertura sensoriale, propriocezione, consapevolezza morbida ed estesa - permette di accedere maggiormente ai contenuti mentali, in particolare il pensiero. Questo permette di imparare a distinguere la realtà percettiva dai pensieri che vi si associano, permette di identificare meglio i pensieri, le fantasie, il chiacchiericcio interiore che si sviluppa in ogni istante e soprattutto permette di delimitarne gli effetti. Questa capacità permette a sua volta di sviluppare equanimità rispetto ai propri schemi mentali, convinzioni, ossessioni. I benefici sono incommensurabili. Nel momento in cui si riesce a vedere con chiarezza, ad esperire con evidenza i pensieri per quello che sono: onde, bolle, nuvole, vibrazioni temporanee - il rapporto con la mente cambia e automaticamente si riesce a intuire anche se in maniera oscura e sottile, che la mente non è il suo contenuto mentale, ma lo spazio infinito all'interno di cui avvengono i pensieri, si alternano i pensieri. Questo è possibile in quanto non meditando sul respiro o su qualche contenuto si riesce a visualizzare meglio i pensieri, che si manifestano imprevedibilmente, in svariate forme e in modo diverso. In questo caso la meditazione funziona come un gatto che sta li acquattato in attesa che arrivi il topolino senza farsi sorprendere, ma lasciando che si manifesti in maniera chiara.
Progressivamente non ci si identifica più con il corpo, con le sensazioni, con i pensieri.
Ma allora con chi ci si identifica, che cosa resta? Chi siamo veramente?
Questa è la vera grande domanda che un meditante non può che arrivare a porsi ed è esattamente a questo punto, a questa colonna d'Ercole che ci porta la pratica.



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