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Coltivare le virtù e il test dello psicopatico

Un sistema di insegnamenti, pratiche o un percorso di crescita personale dovrebbe preoccuparsi del fatto che chi si sottopone a tale percorso non possa diventare uno psicopatico.


Definiamo però chi è uno psicopatico. Psicopatica è una persona che nuoce gravemente e deliberatamente ad altre persone, senza rimorsi e senza sensi di colpa.


Non ci interessa per il momento la nozione psicologica da manuale della psicopatia. Non è rilevante. Non è rilevante nemmeno il modo in cui normalmente una persona diventa psicopatica, se è legato ai geni, oppure all'ambiente, o ad entrambi. Dimentichiamo per un momento l'origine della personalità psicopatica. Chiediamoci piuttosto:

  1. Può una persona dotata di grande intelligenza emotiva essere uno psicopatico?

  2. Può una persona dotata di virtù filosofiche ed etiche essere uno psicopatico?

  3. Può una persona fortemente spirituale - persino illuminata - essere uno psicopatico?

Per rispondere a questa domanda provocatoria e paradossale dovremmo recuperare quanto detto già in altri post circa le virtù e le facoltà che stanno alla base dei 3 percorsi di crescita. psicologia, filosofica, spirituale.


Come già detto le facoltà dell'intelligenza spirituale sono l'autocontrollo, la regolazione emotiva, la motivazione, la consapevolezza, l'empatia. Ipotizziamo dunque che una persona abbia queste facoltà ben sviluppate. E chiediamoci ancora se una persona del genere può nuocere deliberatamente ad altre persone senza senso di colpa. Sulle prime verrebbe da dire di no, però proviamo a guardare nel dettaglio.


L'autocontrollo impedisce il nuocere deliberatamente agli altri? No,e la prova è che molti serial killer sono dei grandi pianificatori e hanno un grande controllo, che gli permette di calcolare, pianificare, studiare con meticolosità tutte le proprie mosse

La regolazione emotiva impedisce di essere uno psicopatico? No, e la prova è che molte persone psicopatiche riescono a condurre una vita normale in gran parte dei contesti in cui operano.

La motivazione non impedisce nulla, dal momento che opera ad un differente livello.

L'empatia invece potrebbe impedire di nuocere ma soltanto se fosse universale e rivolta a tutte le creature. Ma se fosse invece un empatia circoscritta alla propria famiglia, al proprio clan, alla propria tribù, non impedirebbe di provocare deliberatamente dolore.



Seguendo questo ragionamento totalmente speculativo e paradossale, potremmo concludere che anche un'ottima dotazione in intelligenza emotiva non ci permette di essere degli psicopatici e questa conclusione ha come suo corollario che un percorso di crescita personale non può fermarsi a valorizzare l'intelligenza emotiva, ma deve andare oltre.


Parzialmente la risposta al perchè succeda questo l'abbiamo già dato in post precedenti. L'intelligenza emotiva agisce principalmente a livello personale-relazionale, ma è evidente che esiste un mondo che va al di là delle nostre relazioni. E di conseguenza l'intelligenza emotiva non riesce ad ammorbidire quello che non vede. Inoltre l'intelligenza emotiva è agnostica rispetto ai valori, rispetto alla natura delle cose, di conseguenza non permea la sfera etica e morale della persona.



E che dire invece delle virtù filosofiche: la saggezza, la giustizia, il coraggio, la temperanza.

Se intendiamo la saggezza come la capacità di vivere senza indulgere nelle illusioni e nei piaceri illusori e guardando le cose dall'alto e da più prospettive, allora essa per quanto possa arricchire la nostra vita non ci impedisce di essere dei serial killer.

Nemmeno il coraggio ci aiuta, riguardando piuttosto la caparbietà con cui si portano avanti le proprie convinzioni.

La giustizia sulle prime potrebbe aiutarci, ma in realtà, per questa virtù valgono le stesse considerazioni che valevano per l'empatia. Può essere un fattore ostacolante la psicopatia se intesa in senso universale, ma se invece il senso di giustizia è rivolta solo al proprio gruppo o alla propria specie, allora non impedisce di essere ingiusti e crudeli con cui non rientra nella propria cerchia.

E che dire della temperanza, che, come diceva Aristotele, è la capacità di trovare un giusto mezzo nell'esecuzione delle altre virtù. Anche la temperanza di per sè non impedisce a chi la coltiva di essere una cattiva persona

Dobbiamo passare infine alle virtù spirituali, che seguendo il buddismo prendo in prestito dal concetto delle 4 dimore divine: l'equanimità, la gioia simpatetica, la gentilezza amorevole, la compassione. Anche in questo caso, senza entrare nel dettaglio delle singole virtù, appare evidente che sebbene tutte queste virtù rappresentano una base fondamentale che applicata nella vita impedisce di nuocere agli altri, l'impedimento è completo solo queste facoltà sono espresse in modo universale verso tutte le creature viventi. Ovvero quando essere sono permeate dal senso di unità con il tutto e dal senso di trascendenza verso un significato profondo del nostro esistere.


Dunque se coltivare ciascun gruppo di virtù non ci garantisce dall'essere cattive persone, che dire invece dal far fiorire parallelamente tute queste virtù sviluppando un percorso al tempo psicologico, filosofico ed etico e spirituale?

Appare molto chiaro in questo caso, invece, che le varie virtù si rafforzano l'una con l'altra andando a modellare la nostra esistenza in modo tale da renderla immune alla tentazione di nuocere alle altre persone.




 
 
 

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